Il 3 novembre del 1957 il primo animale nello spazio, un cane di nome Laika, moriva nella capsula spaziale sovietica Sputnik 2. Il resoconto di quei drammatici momenti

Sono trascorsi 64 anni da quel 3 novembre 1957, quando il primo essere vivente venne lanciato nello spazio. La scelta cadde su un bastardino randagio trovato a Mosca di nome Laika, il cui destino era già segnato ben prima della partenza. Ma cerchiamo di capire insieme perché i sovietici scelsero proprio questo cane e come poteva essere evitato il suo “sacrificio”.

Laika
La cagnetta Laika

Perché si scelse proprio un cane?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo per un attimo tornare alla fine degli anni Cinquanta. Il lancio del satellite Sputnik 1 (ottobre 1957) si era rivelato un successo, per i sovietici. Però né l’Urss, né gli Usa avevano alcuna esperienza circa l’invio di esseri viventi in orbita attorno alla Terra. In piena Guerra Fredda anticipare l’avversario significava tutto, perciò i sovietici decisero di costruire un altro satellite con il duplice obiettivo di festeggiare l’anniversario della Rivoluzione d’ottobre (1917) ed essere i primi a mandare il primo essere vivente nello spazio.

Ben poco venne reso noto sul perché si scelse proprio un cane per questo macabro esperimento. Secondo alcune testimonianze i cani erano gli animali preferiti dai sovietici per fare i test che riguardavano il programma spaziale. Ma la versione ufficiale venne a galla molti anni dopo. Per le missioni Sputnik si selezionarono tre cani: Albina, Muschka e Laika. Tutte femmine, perché “per urinare non avevano bisogno di alzare una zampa, e questo permise di risparmiare spazio”. Ma anche per questioni di “propaganda”: d’altronde il cane era considerato un animale fotogenico e la sua intelligenza e le sue dimensioni ridotte erano ideali per testarne la resistenza in uno spazio angusto come quello dello Sputnik. A darne conferma la biologa russa Adilya Kotovskaya, che pochi anni fa ha ricordato quei drammatici momenti, chiedendo perdono per il male inferto alla povera cagnetta.

Ma torniamo alla scelta di Laika. durante l’addestramento le tre cagnette vennero fatte abituare a dormire in spazi ristretti (rimanevano anche 20 giorni in gabbie minuscole) e sottoposte a vere e proprie “centrifughe” per simulare il lancio. Albina fu la prima a fare un volo suborbitale nella bassa atmosfera terrestre. Sarebbe stata la riserva di Laika (già scelta dal direttore del programma Oleg Gazenko per volare nello spazio), mentre Mushka venne utilizzata per testare i sistemi vitali della capsula.

Il lancio di Laika nello spazio

Lo Sputnik con a bordo il povero animale partì la mattina del 3 novembre 1957 dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan. La temperatura interna era di 15 gradi Celsius e a bordo i sovietici avevano messo anche cibo e acqua preparati sotto forma di gel per permettere all’animale di sopravvivere il più a lungo possibile. I primi dati rilevarono un’accelerazione improvvisa del battito cardiaco e si dovette aspettare che la gravità iniziasse a ridursi per notare una diminuzione della frequenza cardiaca dell’animale. Secondo quanto riportato da fonti dell’epoca, per 7 ore si ricevettero segnali, dopodiché il silenzio assoluto. La versione ufficiale fu che Laika sopravvisse addirittura per “oltre quattro giorni”. In realtà era già morta dopo la nona orbita attorno alla Terra.

Ma cosa successe esattamente?

Gli scienziati non avevano isolato la capsula dai raggi solari. Durante la nona orbita, la temperatura interna raggiunse i 40 gradi e la cagnolina morì disidratata fra atroci sofferenze a causa del caldo intenso. Pensate che il veicolo rientrò sulla Terra solo 5 mesi dopo, il 14 aprile del 1958, dopo aver compiuto 2.570 giri attorno alla Terra. Un eventuale rientro anticipato era impensabile, poiché la capsula era sprovvista di uno scudo termico. Insomma, il destino di Laika era già segnato ben prima della sua partenza.

Un francobollo rumeno del 1959 che raffigura Laika. Credit: Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Laika#/media/File:Posta_Romana_-1959-_Laika_120_B.jpg

Le conseguenze dell’esperimento su Laika

A poco servì il sacrificio di Laika, dato che molte delle cose apprese durante l’esperimento (come la resistenza di un essere vivente nello spazio) già si sapevano. Di certo la missione fu utile per capire quanto fossero proibitive le condizioni in orbita attorno alla Terra. Per il mondo occidentale, però, fu uno shock. La missione destò scalpore e ci furono una serie di proteste contro le ambasciate sovietiche in tutto il mondo. Queste manifestazioni portarono all’attenzione dell’opinione pubblica il problema dell’uso degli animali per scopi scientifici.

Oggi sarebbe impensabile fare un test con un animale a bordo, e non solo per motivi di etica. I robot e in generale l’avanzare della tecnologia, però, ci hanno permesso di capire anche come il corpo umano saprebbe affrontare le sfide che si preannunciano all’orizzonte, come il grande ritorno dell’uomo sulla Luna e la colonizzazione umana di Marte.

Riferimenti:

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