Il termine fu coniato durante una trasmissione radiofonica, nella quale si parlava di “grosso botto”, ma in senso dispregiativo. Fu solo con la scoperta della radiazione cosmica di fondo che l’idea del Big Bang fu accettata dalla comunità scientifica. Ecco chi furono i protagonisti della teoria più misteriosa e importante del secolo scorso.

20 maggio 1964. All’epoca nessuno, a parte Edwin Hubble, aveva ancora dimostrato l’esistenza di un Big Bang all’origine di tutto. Due giovani radioastronomi, Arno Penzias e Robert Wilson dei Laboratori Bell, sono alle prese con un’antenna a forma di corno di circa 6 metri a Holmdel, nel New Jersey. Inizialmente costruita dai Bell Labs per essere utilizzata con un sistema satellitare chiamato Echo, venne poi slegata dalle applicazioni commerciali e usata dai due scienziati per analizzare i segnali radio provenienti dagli spazi vuoti fra le galassie.

C’era però qualcosa che li disturbava. Un lungo e continuo ronzio di sottofondo che impediva loro di concentrarsi. Inizialmente decisero di puntarla verso New York per escludere una qualche interferenza urbana. Pensarono anche a un qualche tipo di test militare, ma niente: il rumore di fondo persisteva. Il giorno successivo trovarono tracce di escrementi di piccione sull’antenna. Provarono a pulirla, cercando di allontanare gli uccelli anche con i colpi di fucile, ma quel dannato rumore rimase, provenendo da ogni direzione.

Nello stesso periodo i due astronomi vennero a sapere che il fisico Robert Dicke, dell’Università di Princeton, sosteneva che se l’origine dell’universo fosse avvenuta con un Big Bang, ci sarebbero state radiazioni di basso livello che si propagavano in tutto l’universo. Penzias e Wilson, però, non si sarebbero mai aspettati di captare microonde dallo spazio nel 1964, perché quella del “grande botto” non era la teoria prevalente, all’epoca. Tutto quello che avrebbero dovuto trovare era spazio vuoto.

Si guardarono per un attimo e capirono che quel ronzio, forse, era la prova che stavano cercando. Emblematica la frase con cui, qualche giorno dopo, una voce dal fondo di una sala conferenze disse loro: “Per me o avete scoperto gli effetti della cacca di piccione, o la creazione!” Ebbene, i due avevano scoperto nientemeno che la radiazione cosmica di fondo, il rumore residuo del Big Bang.

Radiazione cosmica di fondo
L’antenna con cui Penzias e Wilson scoprirono per caso la radiazione cosmica di fondo. Credit: ITU Pictures (flickr)

Da dove arriva il concetto di Big Bang

Tra l’altro Penzias e Wilson vinsero anche il Nobel per la fisica, nel 1978, in onore delle loro scoperte. Successivamente si capì che la radiazione cosmica di fondo fosse solo 3 gradi (-270 gradi Celsius) sopra lo zero assoluto e che fosse uniformemente percepibile in tutte le direzioni. La sua scoperta confermò la teoria cosmologica di Georges Lemaître, che nel 1948 introdusse per primo l’idea di un’esplosione calda e violenta con cui l’universo avrebbe avuto inizio, circa 13,8 miliardi di anni fa.

Se ricordate, in precedenza Edwin Hubble aveva scoperto che l’universo si stava espandendo (1929) e per spiegare questo fenomeno emersero due differenti modelli cosmologici. Il primo era la teoria dello stato stazionario, sostenuta dal fisico e matematico Fred Hoyle, nel quale l’universo sarebbe lo stesso in ogni istante del tempo. La seconda, che poi diventò quella più accreditata nella comunità scientifica, è appunto quella di Lemaître.

Fu proprio Fred Hoyle a usare il termine “Big Bang” nel corso di una trasmissione radiofonica. Alla BBC, nel marzo 1949, si riferì al modello cosmologico di Lemaître come “questa idea del grosso botto”, ma lo disse in senso dispregiativo. In seguito lo stesso Hoyle diede un grande contributo al tentativo di comprendere le fasi nucleari della formazione degli elementi più pesanti da quelli più leggeri. Ecco perché a tutt’oggi si usa il termine “Big Bang” per spiegare la nascita dell’universo.

Riferimenti: