L’esopianeta LP 791-18 d, scoperto grazie ai dati raccolti dai telescopi TESS e Spitzer, potrebbe essere un mondo caratterizzato da vulcani attivi.

Gli astronomi hanno scoperto un esopianeta delle dimensioni della Terra, che potrebbe essere interamente coperto di vulcani. Chiamato LP 791-18 d, il pianeta avrebbe eruzioni vulcaniche con la stessa frequenza della luna di Giove Io, il corpo più attivo del nostro Sistema Solare.

L’esopianeta è stato trovato utilizzando i dati del TESS (Transiting Exoplanet Survey Satellite) della NASA e del telescopio spaziale Spitzer ora non più attivo, oltre a una serie di osservatori terrestri. LP 791-18 d subisce un blocco mareale, il che significa che lo stesso lato è costantemente rivolto verso la sua stella. Il lato diurno sarebbe probabilmente troppo caldo perché l’acqua liquida possa esistere in superficie, anche se la quantità di attività vulcanica che si sospetta si verifichi in tutto il pianeta potrebbe sostenere un’atmosfera che consenta all’acqua di condensarsi sul lato notturno.

Un mondo vulcanico

Rappresentazione Artistica di LP 791-18 d
Rappresentazione artistica dell’esopianeta LO 791-18 d. Credit: Goddard Space Flight Center della NASA/Chris Smith (KRBwyle)

LP 791-18 d orbita attorno a una piccola nana rossa a circa 90 anni luce di distanza da noi nella costellazione meridionale del Cratere. Il team stima che questo esopianeta sia leggermente più grande e massiccio della Terra.

Gli astronomi conoscevano già altri due pianeti nel sistema prima di questa scoperta, chiamati LP 791-18 b e c. Il pianeta interno, b, è circa il 20% più grande della Terra. Il pianeta esterno, c, è circa 2 volte e mezzo la dimensione della Terra e più di sette volte la sua massa.

Durante ogni orbita, i pianeti d e c passano molto vicini l’uno all’altro. Ogni passaggio ravvicinato del pianeta più massiccio c produce una spinta gravitazionale sul pianeta d, rendendo la sua orbita alquanto ellittica. Su questo percorso, il pianeta d si deforma leggermente ogni volta che gira intorno alla stella. Queste deformazioni possono creare un attrito interno sufficiente a riscaldare l’interno del pianeta e produrre attività vulcanica sulla sua superficie. Giove e alcune delle sue lune influenzano Io in modo simile.

Il pianeta d si trova sul bordo interno della zona abitabile, il tradizionale intervallo di distanze da una stella in cui gli scienziati ipotizzano che l’acqua liquida possa esistere sulla superficie di un pianeta. Se il pianeta è geologicamente attivo come sospetta il team di ricerca, potrebbe mantenere un’atmosfera. Le temperature potrebbero scendere abbastanza sul lato notturno del pianeta da far condensare l’acqua sulla superficie.

L’esopianeta e è già stato inserito per una serie di osservazioni con il telescopio spaziale James Webb e il team ritiene che anche il pianeta d sia un candidato eccezionale per gli studi atmosferici della missione. Infatti una grande domanda in astrobiologia, il campo che studia ampiamente le origini della vita sulla Terra e nell’universo, è se l’attività tettonica o vulcanica sia necessaria per la vita. Oltre a fornire potenzialmente un’atmosfera, questi processi potrebbero produrre materiali che altrimenti affonderebbero e rimarrebbero intrappolati nella crosta, compresi quelli che riteniamo fondamentali per la vita, come il carbonio.

Le osservazioni di Spitzer del sistema sono state tra le ultime raccolte dal satellite prima che fosse disattivato nel gennaio 2020.

Riferimenti: NASA/JPL

Se sei arrivato fin qui è perché hai ritenuto il nostro articolo degno di essere letto fino alla fine. Da sempre Passione Astronomia prova a costruire, attraverso la divulgazione scientifica, una comunità di persone più informate e consapevoli. È anche il motivo per cui abbiamo deciso di scrivere un libro dedicato all’astronomia. È scritto in modo chiaro e semplice, proprio perché per noi la divulgazione deve essere accessibile a tutti. Lo trovi qui.