Un viaggio che sfida la capacità umana.

Dopo la conquista della Luna doveva essere naturale andare su Marte, Von Braun aveva già stilato un vademecum completo, e sembrava che fosse una questione di tempo prima di andare sul pianeta rosso.

Ma in realtà il programma Apollo aveva già chiuso i battenti prima dei tempi previsti, i costi erano enormi e non c’era più competizione con l’allora Unione Sovietica.

Il libro di Von Braun.

La Nasa si concentrò prima con lo Shuttle e, successivamente, con i laboratori spaziali in orbita bassa terrestre. Ma Marte da sempre occupa i nostri pensieri, il cinema ha sfornato centinaia di pellicole, ed è radicato in noi tutti il concetto (equivocato) di “marziano = extraterrestre.”

Il perché è abbastanza facile da intuire. Fin dall’antichità Marte era stato osservato e venerato, anche come Dio della Guerra, e il suo colore rosso lo distacca nella volta celeste.

Quindi, la voglia di andarci non è mai andata perduta, negli ultimi tempi varie agenzie spaziali e privati si concentrano nei progetti per l’invio di esseri umani sul pianeta rosso.

La distanza Terra-Marte.

Con un’orbita ellittica di fattore 0,093 la distanza di Marte varia dai 55 ai circa 100 milioni di km dalla Terra. Il punto più vicino si manifesta ogni due anni e, con la tecnologia attuale, ci vogliono dai 150 ai 300 giorni per la sola andata, contro i 3 giorni che ci mettevano le missioni Apollo per raggiungere la Luna.

Il movimento della Terra e Marte nelle loro rispettive orbite.
Credit: http://astro.if.ufrgs.br/iau.htm

Il pericolo invisibile.


Il Sole, nostra stella madre, inonda lo spazio con una tempesta di particelle ad alta energia, mortali e praticamente impossibili da schermare. Nei voli Apollo la magnetosfera terrestre forniva una buona schermatura e gli astronauti passavano al massimo 15 giorni in volo ma, per Marte si dovrà pensare ad altro.

Rappresentazione artistica del campo magnetico terrestre deviando le radiazioni solari.
Credit: NASA

La protezione.

Nei vari studi attuali si pensa all’acqua o addirittura le scorte di cibo da usare come schermatura, la relazione costi/sicurezza è un fattore fondamentale. L’ideale sarebbero schermi di piombo con un metro di spessore, cemento, o anche alcuni tipi di paraffina.

Come alimentarsi e respirare.

Oltre alla distanza e alle radiazioni, un problema grave é garantire aria respirabile e cibo per i viaggiatori dello spazio. Per l’acqua il problema é minore, visto che ci sono tecnologie per il recupero e ricircolo già in uso da anni sulla stazione ISS.

Il cibo liofilizzato per Apollo
Credit: Studio photograph of Apollo 11 beef hash space food packet (A19860448000) against a white background, February 10, 2009.

Nei voli Apollo gli astronauti potevano sopportare una alimentazione esclusivamente composta da prodotti disidratati, ma in un viaggio di due anni il cibo fresco sarà necessario per garantire la salute dei viaggiatori. La Nasa testa la coltura idroponica ma, è un sistema che comporta l’uso di spazio e peso, fattori determinanti per la realizzazione delle missioni spaziali.

Coltivazione idroponica in test alla Nasa

Per respirare aria pura, e non dover portare enormi quantità di ossigeno si studia la fotocatalisi, che prevede l’uso di energia elettrica per scomporre le molecole di acqua in ossigeno e idrogeno, una tecnologia similare é in uso sulla stazione ISS , che però usa l’elettrolisi, in ragione del fatto di avere grande disponibilità di energia solare.

La fotocatalisi in uno schema.
Credit: Wikipedia

Il fattore psicologico

Immaginatevi dentro una stanza di casa per 300 giorni, senza poter mai uscire, senza vedere niente al di fuori del buio dello spazio, dividendo questo spazio angusto con altri 4/5 compagni di missione.


Test di isolamento forzato a Terra hanno dato risultati disastrosi, gli equipaggi hanno presentato fenomeni di depressione, aggressività, disequilibrio mentale, pur sapendo che erano a due passi da casa.

Cosa succederebbe a 90 milioni di km di distanza? Dopo sei mesi di viaggio? Una crisi di panico non è uno scherzo, non ci sono studi sufficienti per sapere come si comporta un essere umano in certe situazioni, anche un astronauta super addestrato potrebbe avere problemi seri.

Il fattore medico

Per quanto si possa testare la situazione di salute fisica dell’equipaggio prima della partenza, questi passerà circa 500/600 giorni in viaggio, tra andata, permanenza, e ritorno.

Una delle ipotetiche astronavi per Marte
Credit: NASA


Un banale malanno come un raffreddore può diventare un dramma, un mal di denti, una gastrite, tutte cose risolvibili sulla Terra, ma lassù?


Non c’è spazio per un ambulatorio medico, meno ancora per eventuali operazioni chirurgiche, affidarsi alla sorte non è una opzione considerabile, e per quanto si scelgano persone robuste, preparate e in salute, in 2 anni può succedere di tutto, i problemi sono grandi e al momento senza soluzioni valide praticabili.

Gli interessi economici

Spesso vediamo proclami di alcune agenzie, governative e private, lo scopo é di ottenere finanziamenti ma non parlano mai dei problemi affrontati fino a qui, la verità è che è molto difficile mantenere un essere umano vivo e in salute psicofisica nello spazio, quindi il problema maggiore non è solo il fattore tecnologico, ma soprattutto quello umano.

Allora perché andarci?

Ai tempi di Apollo si diceva che si andava sulla Luna “perché era là”, ma era la corsa allo spazio che impulsionava la ricerca, lo studio geologico del nostro satellite era appena una fattore secondario, non ci sarebbe stato Apollo solo per far contenti i geologi, il costo finale é calcolabile in 170 miliardi di dollari attuali.

Marte però, é molto più distante, i fattori politici non ci sono, forse motivi economici? Quali? Turismo? Minerali? Colonizzazione?

Marte non è un luogo ospitale, l’atmosfera é irrespirabile e quasi inconsistente, ci sono tempeste di sabbia che durano anche 1 anno. Non esiste un campo magnetico, quindi il problema radiazioni continuerebbe anche durante il soggiorno marziano.

Queste sono le questioni principali da risolvere, non sará facile, ma l’essere umano è da sempre portato ad accettare le sfide.

Per Aspera ad Astra.

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